domenica 19 agosto 2012

CREAZIONE (Quel che resta dell'uomo)


CREAZIONE  (Quel che resta dell’uomo)  

 Stragi se ne compivano. Anche all’epoca di Michelangelo. Malattie mortali e miseria imperversavano. Anche allora. Ma il mondo dell’arte figurativa sembrava sempre essere (figurativamente) trionfalistico. Sin dalla sua nascita (figurativa del mondo). Come appare dall’affresco di Michelangelo. “La creazione di Adamo”. Il primo uomo. Ove un Padreterno senza peso, sospinto dagli angeli allunga la mano a quella di uno svogliatissimo Adamo (il quale a sua volta Gli allunga la sua, quasi per pura condiscendenza) per trasmettergli il dono dell’esistenza. E qui, per tale figurativamente raffigurata svogliata condiscendenza di Adamo, Michelangelo sembra trasformarsi in un contestatore ante litteram dell’esistente. Figurativamente, nell’immagine, tutto è figurativamente perfetto. Nelle forme. Nei gesti. Ma tutto o quasi tutto non lo è. Per opera di Michelangelo. E di quella quasi svogliata accettazione del dono da parte di Adamo.
Cosa è rimasto (da allora) ? Se dobbiamo credere a S. Beckett in “finale di partita” (“Endgame”) Nulla o quasi nulla è rimasto di tale trionfalismo, a parte i lodevoli eventi di carattere individualistico dei pochi, spesso misconosciuti, protagonisti della zona positiva dell’esistenza. Emblematicamente i sopravvissuti  alla “creazione”(in “finale di partita”) sono: Hamm, che è un anziano signore, non vedente, incapace di reggersi in piedi. Il suo servo Clov, anch’esso inabile. I genitori di Hamm, che convivono in secchi della spazzatura (che sembrano essere l’aforistica collocazione della vecchiaia). Giovani non ve ne sono. Infatti non v’è spazio per essi. E tutti sono in vita poiché sono solo in attesa che la tragicommedia abbia finalmente fine. E ponga a sua volta termine al tempo senza orizzonti di ogni giornata. In pratica si tratta, sempre aforisticamente, dell’ultima parte di una partita a scacchi ove la sconfitta è già segnata ed ogni giocatore che avesse classe (e non fosse un dilettante) avrebbe già abbandonato da tempo il gioco. Trattasi probabilmente della aforistica raffigurazione teatrale del mondo, quale esso attualmente è, nel quale i protagonisti convivono in una dimensione di tragica ed inesorabilmente immodificabile staticità. E nella quale le uniche novità sono quelle che vengono ipocritamente e ripetitivamente ridenominate (ma che sono da tempo esistenti).
Ed allora ? Per quanto riguarda la pretesa veridicità della bellissima favola della “Creazione”, BW non ci metterebbe, per così dire, la mano sul fuoco. Ma per quanto riguarda gli esiti effettivi di tale “Creazione” ? Potremmo concludere come fa lo stesso Beckett in “Finale di partita”: “La terra si è spenta, benché io non l’abbia mai vista accesa”..

Bluewind




2 commenti:

  1. Quel che resta dell'uomo è la realizzazione della sua intelligenza,libera e senza pregiudiziali se non quella del faticoso cammino evolutivo che di sè poco o nulla tiene.
    Mirka

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  2. La mia era solo un'ipotesi, non già una verità assoluta. Ma anche le ipotesi potrebbero avere una qualche valenza. In ciò mi faccio sostenere da Einstein "La logica vi porterà da A a B, l'immaginazione vi porterà dappertutto". Assolto ?. Ciao. Mimmo

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