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ed attendere. A tutti Voi auguro delle splendide festività. Bluewind
lupogrigio
lunedì 3 dicembre 2012
venerdì 30 novembre 2012
Qualcosa è cambiato. Forse no.
Qualcosa
è cambiato. Forse no.
(L’Articolista della prima pagina de La Stampa scopre
che il Senato ha rinviato a martedì prossimo il voto di fiducia sul decreto taglia costi
della politica. Chissà se è ancora valido il motto latino “Quod differtur
non aufertur” (Arnobio) trad. “That wich
is posponed is not dropped”)
Si riteneva di
essere ormai fuori dai recinti galileiani. Ma così non è. Il tentativo di
allargare i nostri orizzonti planetari sembra fallito.Infatti non ci sarebbe
traccia di vita su Marte. Siamo riprecipitati entro le antiche consuete
mura. Si riteneva che qualcosa fosse cambiato. Purtroppo, forse, così non è
Bluewind.
giovedì 29 novembre 2012
FEMMINISMO (di prima maniera)
FEMMINISMO (prima maniera)
E’ quello urlato, per intenderci. Che sembra essere il non
plus ultra dall’Articolista (de La Stampa del 29/11 us) che pesantemente
dissacra (è un eufemismo) Carla Bruni poiché Costei ha, tempo fa, dichiarato
che “la sua generazione non ha più bisogno
del femminismo”. Evidentemente di quello urlato, scomposto, di prima
maniera. Ma, come al solito, è stata fraintesa, come chiunque non vada “più a genio” ai mass media. E per
completare il quadro e per suffragare, con qualche parallelismo, il Suo
assunto, l’Articolista de La Stampa
cita le e mail ricevute, nelle quali la Bruni viene tacciata di dire “scemenze”,
di essere una privilegiata, e sul fatto
che il femminismo avrebbe “bisogno di lotte”
(cioè di continuare ad essere “urlato”.
Ma in sostanza non si tratta di femminismo vero.
Ma di un maschilismo travestito da femminismo. E cioè, per semplificare, di
un femminismo in gonnella). Mentre
il femminismo della Bruni è più soft, più evoluto e non meno incisivo
di quello urlato. Ma per taluni, per avere credibilità, è giocoforza battere i pugni sul tavolo (è un
eufemismo), cioè fare la voce grossa.
Anche se si tratta solo di apparenza. Come
avvenne per la visita di Hitler a Roma. Allorchè vennero addobbate
tutta Via
dei Fori imperiali e Via dei Trionfi
(allora si chiamava così) con tripodi su piedistalli e grandi candelabri tutti
rigorosamente di compensato dorato. Vennero fatti altresì,orgogliosamente,
sfilare i nostri carri armati (che erano poco di più che scatolette metalliche,
mentre i gerarchi nazisti, sull’apposito palco, cercavano di frenare il loro
sbellicarsi dal ridere). (Infatti, all’epoca, l’esercito tedesco era dotato dei
più efficienti carri armati Tigre).
Per le anzidette ragioni Pier Luigi Bersani non appare bene
accetto a certa stampa, poiché non batte i pugni sul tavolo. Perché appare
troppo tranquillo. Poco mussoliniano. Poco categorico. E a volte, molto
elegantemente eufemistico. Nessuno ha compreso la metafora (che è una metafora di origine germanica),”meglio un passerotto nella mano che un tacchino sul
tetto”. A proposito di un grosso problema risolto con una cattiva
legge, che andava migliorata (Riguarda Equitalia).(
E’ una metafora equivalente al nostro “meglio un uovo
oggi che una gallina domani”). Non è stata compresa. Da un pimpante
conduttore di Radio 24 ore che si è chiesto cosa significasse. E neanche dagli
altri mass media (La Repubblica
compresa). Che l’hanno ignorata. E così, con questa incomprensione si è
concluso l’atteso confronto televisivo tra Renzi e Pier Luigi Bersani. Elegantemente, ma per esclusivo merito di quest’ultimo.
Bluewind.
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martedì 27 novembre 2012
DIFFAMAZIONE (a mezzo affresco)
DIFFAMAZIONE (a mezzo
affresco)
Essendo stato diffamato da Messer Biagio (maestro di cerimonie
del Pontefice Paolo
III) Michelangelo
lo effigiò nella volta della Cappella
Sistina con orecchie asinine e con un viso ignobile, allorchè veniva
scaraventato nell’eterno fuoco dell’inferno. Avendo richiesto l’intervento del
Sommo Pontefice perché, in qualche modo, ovviasse all’accaduto, ne ebbe questa
risposta: “Messer
Biagio la potestà affidatami riguarda il cielo e la terra, ma non l’inferno”.
Chissà se gli Ideatori della recente legge sulla stampa ne hanno tratto, da
tale storica vicenda, una qualche ispirazione.
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lunedì 26 novembre 2012
Questo è il "nostro" Paese
Questo è il “nostro” Paese
L’affermato regista Paolo Sorrentino, designato – per i Suoi
indiscussi meriti – a presiedere la giuria del Festival
del Cinema di Torino, non evita di spezzare una lancia, non senza un
formale Fair play di circostanza, (su La Stampa
del 26/11 us. Nell’intervista a cura di Fulvia Caprara)
contro il Suo collega Ken Loach, reo di non essere intervenuto alla
premiazione del Suo Film “E la chiamano estate” nel quale, tra l’altro,
la brava Isabella
Ferrari (anch’Essa premiata) ha dato – in tutti i sensi – il meglio
di sé. Ma l’anzidetto Regista (Paolo Sorrentino) è evidentemente più propenso a
solidarizzare, peraltro magistralmente, con le Vittime dell’Olocausto
(con il Suo noto film sulla ignobile vicenda) che, peraltro, conosce solo per
sentito dire (essendo nato nel 1970) anziché dare, per così dire, una mano
(come ha fatto il Regista Ken Loach) in difesa dei lavoratori del TFF
(Torino Film
Festival) ingiustamente licenziati. Così vanno le cose. (Auspicabilmente
solo da noi. In Italia).
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sabato 24 novembre 2012
"Non mi manca nulla...
“NON MI MANCA NULLA…
di quello che
non ho”. Quando
esco la mattina presto per fare colazione e prendere i giornali, ogni giorno la
ritrovo lì, accovacciata sui gradini di S.Andrea
della Valle (E’ la chiesa della Tosca).
Ove ha passato tutta la notte. La vecchina. Avvolta dai suoi cenci. Appoggiata
a due sacchetti di plastica rigonfi di tutto il suo avere. (Tutto forse no.
Poiché ha qualcosa che non si vede, ma che la tiene ancora in vita). Le prime
volte, passandole accanto, mi chiedevo: “Ma
cosa attende ?” Ma non volevo
darmi una risposta, anche se ne ero consapevole, poiché mi sembrava troppo
crudele e definitiva. Ho iniziato, ogni mattina, a lasciarle accanto 10 euro
(in realtà erano 5). Che ogni volta rifiutava. Accettandole solo quando con un
sorriso le dicevo: “E’ per prenderti
qualcosa di caldo. Hai passato tutta la notte al freddo”. Una volta, avendo
notato una signora che le si era fermata accanto, non riuscii ad impedirmi di
dirle che aveva fatto qualcosa di estremamente valido. “Sì” aveva risposto “ ma da
me non ha accettato nulla”. “Da me”
le risposi, forse con una leggera punta di meschino orgoglio,” accetta quello che le dò”. Non so quanto potrà durare ancora questa
vicenda (che fa parte di un mondo sconosciuto ai più). Ma che mi ha fatto
rientrare in sintonia con il bellissimo brano di De Andrè: “Non mi manca
nulla…di quello che non ho”
(E’ una storia vera).
Bluewind
venerdì 23 novembre 2012
Le comunità dalle belle parole
La comunità delle belle parole
L’articolista di 1° pagina (de “La Stampa” del 23/11 us) è stato risvegliato con una mail alle ore
8,30 da un Suo lettore che si mostrava scandalizzato per aver assistito ad un
dialogo tra il cliente di una tabaccheria ed il tabaccaio, il quale, con un
frasario piuttosto colorito (è un eufemismo),
comunicava all’anzidetto cliente che, in caso di vincita al gratta e
vinci, avrebbe conquistato (è un eufemismo anche questo) una prostituta romena.
Chiedendosi (il mittente della mail): “Ma chi abbiamo allevato ? Ha capito chi
siamo ?”.L’articolista, da parte Sua, precisava di ricevere consimili mail
praticamente ogni giorno aggiungendo che l’umanità nel suo complesso è egoista
e tende quasi esclusivamente al guadagno
ed al godimento senza fatica. Probabilmente tale giudizio è inaccettabilmente
tassativo. Ed allora ? In luogo del turpiloquio emergente in ogni dove,cerchiamo
di istituire una comunità delle belle parole
( e perché no, anche dei buoni propositi, cioè di quelli mai attuati) che
utilizzi, in ogni situazione, la locuzione “pace e bene sian con voi”. Ma forse questa comunità (a parte il turpiloquio) già esiste
.
Bluewind
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