Anche un rullo di tamburi. Può far rinascere o ravvivare
(nelle anime….semplici) l’amor patrio. (Senza offesa per l’Europa). E seè innegabile che ogni comunità ha necessità
di riti e simboli è anche ben vero che non avrebbe senso (logico) contrapporre
la parata militare del 2 giugno all’aiuto che si deve necessariamente erogare
alle popolazioni gravemente colpite dal sisma. E ciò considerando altresì che
ben altre cause di sperpero, molto incisive, continuano a perdurare nell’attualità
(e purtroppo perdureranno in quella prossima e futura). Se vi sono altre
ragioni per opporsi alla parata ben vengano (ed una volta tanto senza
travestimenti o strumentalizzazioni di qualcos’atro). Ma salviamo almeno l’aspetto logico del problema. E cioè se la vera
ragione per opporsi alla parata è l’antimilitarismo,
farebbe parte di una corretta dialettica democratica. Che, in questo caso,
avrebbe anche una non trascurabile valenza. Altrimenti… rimarrebbe solo (a
darci conforto ?) solo il brano musicale“Italia
si Italia no” di Elio e le
storie tese
MARISA MERZ.
Creatrice di un’ arte visionaria ed onirica, fatta di figure evanescenti ed
eteree, nelle quali l’interiorità ha una sua visibile trasparenza esteriore.
Sembra sia lo stesso pensiero, nell’arte della Merz, che, con le sue innumerevoli molteplicità,
diviene immagine, trasfigurando la stessa fisicità di quanto rappresentato,
rendendola inutile e quasi insignificante.
La prima immagine, di grande impatto visivo, riguarda l’opera
di una giovane Artista(che desidera
rimanere anonima) dell’ Homo Novus del nostro tempo (e di quello che
verrà). Guardiamola con estrema attenzione poiché potremmo scoprirci ciò che ci
attende nel prossimo futuro.
Il
colpevole è (quasi sempre) …il maggiordomo (di turno)
Come nei gialli “fin de siecle”.Ed
è così anche adesso. Trame, finanze, spie.” L’annus
horribilis” ha apposto, giudiziariamente, il suo suggello. A volte è un
suggello che risolve, epidermicamente, complesse lotte di potere (dei piani
alti). Che, se troppo risolte, potrebbero mettere in imbarazzo la collettività.
“Oportet ut scandala eveniant”…ma senza
esagerare (troppo). Chi ci sta ingannando ? Si chiede uno scrittore notoriamente
cattolico ( Vittorio
Messori nell’intervista su “ La
Stampa” del 26/5/012, pag. 5) . Cosa si può provare – prosegue – nell’apprenderedi cardinali “che si scannano tra di loro, di
dossier consegnati sottobanco ai giornalisti, di lettere sottratte al Papa, di
intrighi bancari, di tumulazione di “ personaggi a dir poco discutibili…avvenute
“ con tutti gli onori ?”. Secondo Messori lo scadimento qualitativo riguarda gran
parte dei chierici, anche quelli di livello gerarchicamente elevato ed è
evidente che “questo zoppicare della Chiesa dipenda dalla mediocrità del Suo
personale”. Ma purtroppo tale “ prerogativa” non
riguarda solo la comunità al di là del Tevere. Ma (purtroppo) quasi tutto il resto. Ci si potrebbe anche chiedere se ciò che
avviene sia solo frutto di incapacità. O, forse, di quant’altro…
( Woody Allen)
su “La Stampa” del 25/5/012 sostiene
che “ Roma è completamente diversa dalle
altre capitali del mondo”. E ne è rimasto “scioccatoper l’energia, il
ritmo, I colori” che le sono congeniali. Poiché “rompe
le regole, le idee, le norme, le leggi cui si è abituati nelle altre città”.
In quanto “c’è gente che fa jogging nei
parchi, ristoranti sempre aperti” e Villa Borghese sembra essere il Suo “luogo del cuore”. Letto l’editoriale,
si ha il sospetto che Woody Allen non sia mai venuto a Romaanche se non è così in quanto risulta
accertato il contrario. Ma questo non è il vero Woody Allen, quello
che conosciamo per il Suo geniale andare contro corrente, che, solitamente,
fuoriuscendo dagli schemi valutativi convenzionali, consente di scoprire realtà diverse, ignorandone
quelle di facciata.In realtà Roma ha
convissuto con le molteplici dominazioni
che si sono susseguite (nel passato).
Reagendo, ogni volta, solo con l’indifferenza. ed, in tal modo,isolandole di fatto. Con la storiella del “ marziano a Roma” il bravo Ennio Flaviano ha ben descritto tale
situazione caratteriale. (Con il
marziano che il primo giorno di permanenza nella capitale viene fatto oggetto
di una moderata curiosità e nei giorni successivi non sembra suscitarne
alcuna). Piuttosto ciò che occorrerebbe chiedersi è che cosa abbia in sè Roma
per suscitare nei visitatoriquella
sensazione ( che traspare visibilmente dai loro comportamenti)di aver quasicoronato uno dei sogni della propria vita e di risultarne appagati. (Ciò
che fa apparire quasi magica la Città). Trattasi di un’approfondimento (che
sociologicamente potrebbe definirsi analisi dell’immaginario collettivo) che evidentemente la Sua frettolosa permanenza
a Roma non ha consentito a Woody Allen
di rilevare.
Il brano video che accompagna il post riguarda una delle
più violente tempeste che recentemente abbiano interessato l’estrema punta della
penisola. Il brano è stato alquanto silenziato per attenuare l’intenso fragore
delle gigantesche ondate che si sono abbattute con estrema violenza sulla costa,
quasi inabbissandola. L’interessantissima ripresa è di Antonio Mauro.
Voglio
morire quando muore il giorno, in altomare e con la faccia al cielo, dove pare
un sogno l’agonia e l’anima un gabbiano che si libra in volo
Non sentire negli ultimi istanti …che il maestoso rompersi delle onde…ed essere
come questo sole che lento spira, qualcosa di assai luminoso che si perde….
Morire giovane…quando la vita dice ancora sono tua, anche se ci inganna, ben lo
sappiamo.( Reinaldo Arenas, poeta e
scrittore cubano)
Che strano - pensò il mendicante
- Non me ne ero accorto!
Aryan
Smith scivola sul ghiaccio. E va a finire sotto le ruote del pullman. Ove
rimane incastrata ed impossibilitata ad uscirne.. E’ gravemente ferita.
Interviene l’agente Peck, della Contea di Salt Lake City. Comprende che i
soccorsi potrebbero tardare. E’ necessario pertanto tenere in caldo il cuore
della ragazza…nonché lo spirito. Le prende la mano. La trattiene tra le sue e
le sussurra: “I’ll stay until we get you
out “ Resterò da te finchè non ti tireremo fuori.
Adesso lasciamo parlare Massimo
Gramellini che, nella prima pagina della “Stampa” di Torino del 20/12 us ha reso nota la vicenda : “Poi Arianna si è salvata, l’agente Peck è
diventato un’eroe nazionale e la sua spremuta di umanità è tra le più lette
(negli USA)…forse perchè….parla al
subconscio di tutti. Anche noi “ aggiunge Gramellini “- come Arianna – siamo finiti sotto il pullman un poco per colpa
nostra e molto per l’irresponsabilità di chi era al volante. Siamo feriti ma
vivi e possiamo ancora salvarci se qualcuno avrà la forza “ e, secondo Westwind,
la sensibilità “di stendersi accanto a
noi e tenerci la mano, sussurrando le stesse parole. Resterò qui finchè non ti
tireremo fuori….!”Quanta poesia in questa
prosa !
Aveva appreso che lo avrebbe rivisto. Di li a poco. Lo
aveva conosciuto qualche anno prima di sposarsi. Era un matrimonio che le era
stato sostanzialmente imposto. Come erano le consuetudini dell’epoca. Lui,
nonostante il rischiodi essere
catturato dai nazifascisti, che lo cercavano, non aveva saputo resistere all’impulso
di rivederla. Era stata informata dai suoi conoscenti che gli era stata tesa
una trappola nel luogo delle loro, in altri tempi, consuete frequentazioni. Doveva
avvertirlo. Prima che ciò accadesse.. Doveva assolutamente evitare di recarsi
in quel posto. Si precipitò per le scale di casa. Si recò in piazza, ove lui
avrebbe dovuto necessariamente passare.. La piazza era deserta ed assolata. Vi
si inontrarono. Fu un brevissimo incontro. Si guardarono per un attimo. Al
tempo stesso increduli e quasi incantati l’uno dall’altra. Lo avvertì della
trappola che gli era stata tesa. Lui si allontanò subito dopo. Erano
consapevoli che sarebbe stato il loro ultimo incontro. E così fu. (il
racconto è una storia vera. Così come mi è stata narrata).
Pierre
Bonnard. Un isolato. Secondo la maggior parte dei critici. Poiché
non si era circoncluso in uno dei numerosi –ismi dell’apoca (impressionismo, espressionismo, surrealismo e
quant’altro). Ma si limitava a seguirli tutti e nessuno, Contemporaneamente. La
sua era una trascrizione raffigurativa
intimistica del reale. Tentando di recuperare attraverso gli oggetti, gli
ambienti, gli elementi della natura ciò che era stato in pratica sottratto all’umanità,
considerata come complesso di individualità autonome e particolari. Trattasi,
all’evidenza, di un tentativo di ritorno, attraverso l’arte raffigurativa, a
ciò che all’individuo appare fondamentale. Prescindendo dalle astrazioni, dalle
platealizzazioni alle quali, con la violenza del colore e la deformazione delle
immagini, l’arte moderna ci ha abituato. E ci si restituisce così il calore di
una tovaglia casalinga apparecchiata, l’amichevole splendore di una natura
ricca di erbe e fogliame, vista da una finestra di casa di campagna, nella luce
dell’estate. il fisico assopimento offerto dall’acqua tiepida di una vasca, il
mare compatto di mimose, che sembrano voler entrare nella nostra casa e
partecipare quasi alla nostra esistenza. Sembra una quiete dopo la tempesta
dell’espressionismo, che sembra alludere
alla tragicità del futuro, dell’impressionismo,
che sembra sottintendere la natura fondamentalmente non amichevole del creato,
del surrealismo, che traveste la
realtà sensibile trasformandola
visivamente in ciò che non si è mai visto e, presumibilmente, non si vedrà mai.
Ed allora, con Bonnard, è proprio quiete dopo la tempesta. Era ciò che, forse,
attendevamo. Da sempre.. Anche questa è
vita.
L’ALBERO
DELLE PRUGNE VERDI (HERTAMULLER) Una
donna come tante altre. Ma tanto diversa. Per le terribili esperienze alle
quali è sopravvissuta e che è riuscita splendidamente a sublimare e che
costantemente rivive. Nei suoi romanzi nei quali aforisticamente e quasi
kripticamente le descrive. Con il Suo
stile che è, quasi, pura poesia. Stile che non consente una facile, agevole
lettura. Perché tutto o quasi tutto viene descritto kripticamente, aforisticamente.
In quanto questo è il modo di esprimersi (al quale si è evidentemente
assuefatta) che consente – se si è fortunati – la sopravvivenza fisica nei
regimi dispotici che privilegiano l’odio,
la delazione, la sopraffazione, l’arbitrio. Herta Muller
ha narrato la storia di vite ridotte quasi ad uno stato larvale, a pura
sopravvivenza, ad un ripetersi di gesti ed azioni nella completa cancellazione
di ogni individualità personale (E’ la stessa realtà descritta nelle Sue opere
dal nostro caro Primo
Levi) che Le fa rivelare, in una intervista, “Credo di essere nata con il disgusto della
vita…Non sono cresciuta, sono stata cresciuta. Non si poteva fare nulla, si
doveva fare tutto”. Il senso, aforistico, del Suo messaggio potrebbe
essereche siamo in definitiva, chi più
chi meno, marionette ed il massimo di libertà cui possiamo aspirare è quello di
renderci conto di esserlo. I Suoi romanzi:” L’altalena del respiro, Oggi avrei preferito non incontrarmi, In
viaggio con una gamba sola, Bassure, Il paese delle prugne verdi” (oltre ad
altri). Non è ben vista neanche in
Romania (il Suo Paese d’origine). Attualmente vive a Berlino. Il titolo del
libro “Il paese delle prugne verdi”
allude alla credenza popolare romena
secondo la quale se si mangiano molte prugne verdi si viene assaliti da una
forte febbre che porta rapidamente alla morte. Herta Muller si è trovata per lungo tempo sotto l’albero
delle prugne ma è riuscita ugualmente a sopravvivere.
Nel 2009 Le è stato attribuito il Premio Nobel per la letteratura.
Infinitesimale, tardivo riconoscimento per una esistenza fatta di incredibili
sofferenze.
QUIENSABE “Lettere al direttore”.Emanuele scrive di aver evitato, domenica
scorsa, due tradimenti. Con una collega di ufficio in un albergo ospitale e, l’altro,nella cabina elettorale, ove era sul punto di
votare per le 5 stelle di Grillo, anziché a favore del partito per il quale
aveva votato da sempre (Pci-Pds-Ds-Pd).
Commenta l’Articolista (su “LaStampa”
del 9/5/012) cheal posto della moglie
dell’anonimo lettore si sentirebbe relativamente tranquillo. E, se fosse BERSANI, forse no, proprio per niente. Poiché
le prime corna Emanuele le metterebbe proprio a Lui (non alla moglie).
(Quien sabe).
Guardando nel
vuoto, criticamente (J. CHEEVER) “A cosa pensi ?” chiedeva a volte la madre alla figlia Elisa. “A niente”. Rispondeva questa,
continuando a guardare nel vuoto. Non voleva frequentare il corso tecnico
commerciale (propostole dalla madre) che le avrebbe consentito di trovare un’occupazione
decente. “Il mio futuro è su un set”
ripeteva spesso. “Il resto è una perdita
di tempo”. Lavorava come dog sitter e e baby sitter presso famiglie
benestanti. Per procurarsi qualche euro, che dava alla madre, la signora
Wilson. Venne anche per lei un’opportunità. Nelle vesti di una agente teatrale.
Che era rimasta ammirata dal suo modo di fare, di guardare, di parlare. E che
le offrì di interpretare una parte di protagonista in un film che si
prefigurava di successo, diretto da un regista di successo, prodotto da un
produttore di successo. Sarebbe stata ben retribuita. Ed in seguito le si
sarebbe aperto un futuro senza problemi.
Il giorno precedente la sottoscrizione del contratto di ingaggio lesse il
copione. Pensò che era uno schifo. La mattina successiva, allorchè le fu
presentato il contratto da sottoscrivere, disse che non avrebbe preso parte al
film. Poiché non le piaceva il copione. In seguito, quando venne programmato,il
film non ebbe alcun successo. La compagnia si sciolse. Il produttore riprese a
svolgere la sua precedente attività di venditore all’ingrosso di mangimi(per animali). Una sera la madre si soffermò
a guardare la figlia Elisa, che aveva davanti a seun testo sulla contabilità in partita doppia.
Non lo stava studiando ma sembrava che contemplasse il vuoto. Guardandola attentamente,
si chiese che rapporto poteva esserci tra le dolci sembianze del suo volto e la
sua intuitiva capacità di giudizio
Il post è tratto dal racconto “L’OPPORTUNITA’” di J. Cheever (dic 1949), liberamente modificato,
abbreviato e rimaneggiato da WW.
ELEGANZAVO’CERCANDO…… ( Adelaide di Braganza: “Cingilabenda candida…”)Rossini
Ecco una splendida immagine. Accompagnata dalla sublime
musicalità del brano. Sembra che ambedue (eleganza dell’immagine e musicalità
del brano) si contendano il privilegio di dare il non plus ultra di ciò che assieme possono offrire. C’è comunque una
sola parola che al tempo stesso può descriverne e sintetizzarne il contenuto: ELEGANZA. Tutti noi in questa breve
giornata che ci è concessa, chi più chi meno, ripetiamo le stesse identiche
cose. Ma ci distinguiamo quasi esclusivamente per il modocon il quale le ripetiamo. Ed uno di questi
modì è l’ ELEGANZA della loro
effettuazione (oltre che, a volte, del loro contenuto). Può trattarsi di cose
semplici o meno semplici, non ha importanza (potrebbe trattarsi anche di
attività artistica e persino di attività politica e legislativa). Ma in
effettiquesto, a volte, si rivela
l’unico fatto creativo. E di questo tipo di creatività non sembra che se ne
veda molta in giro
Westwind
.
Cfr. sulblogdi Lupoblu di Wordpress (lupo
blu.wordpress.com; poi cliccare su Dashboard e si perviene alla lista dei
posts) i posts Panis Angelicus,Cappuccetto rosso, Carmina Burana, Ce la faremo
(con la Baez forse si), e Ce la faremo (chissà)che contengono meravigliosi
brani video musicali su uno schermo quasi triplo di quello dei posts su Blogger.
Qualcosa sta
seguendo il suo corso naturale ( Beckett, Munch)
L’” URLO”
(nella sua quarta versione)di Munch
è stato ceduto ieri da Sotheby’s di New York ad un ignoto acquirente
per la cifra astronomica di 120 milioni di dollari. Ma la sua immanenza
simbolica come irrinunciabile condanna di tutte le violenze e discriminazioni
era già da tempo proprietà comune, nei cuori e nelle coscienze, di tutto il
genere umano. Come GUERNICA di P.Picasso.
In ambedue i casi trattasi di aforistiche allucinazioni figurative di ciò che sarebbe
avvenuto in seguito (l’Urlo è del
1893 e prefigura le incredibili atrocità della 1° e 2° Guerra mondiale) o di
ciò che già era avvenuto e si sarebbe ripetuto anche successivamente (GUERNICA è di epoca successiva alla
guerra di Spagna ed ha costituito una specie di prova generale della 2° guerra
mondiale).
Sorge spontaneo l’associare, mentalmente, a queste immagini il Finale di partita e l’ Aspettando Godot di S.Beckett,
opere anch’esse rivelatrici della reale condizione umana in generale e della
impossibilità, per l’umanità intera, di fuoriuscirne, eliminando le
congenialità ad essa immanenti delle sofferenze, delle pulizie etniche, e dell’aridità
coerente con l’esistenza medesima. E della irrinunciabile condanna, per l’umanità
intera, a subire od assistere necessariamente a tali eventi, ai quali “non possono sopravvivereneanche i sopravvissuti”.
Poiché questo è il nostro mondo di sempre (di ieri come di oggi e di domani),
quello in cui gli uomini sono condannati a vivere. “Ormai siete al mondo…non c’è più rimedio !...La fine è nel principio
!...” (S.Becket,
Finale di partita). Ed anche l’opera
d’arte, secondo Adorno,
deve misurarsi con questa negatività del presente e dell’esistenza umana,
ricavandone la sua positività proprio nella rappresentazione artistica della
sua negatività. E, comunque (secondo Aspettando
Godot) si è sempre in attesa di qualcosa di nuovo. Che dovrebbe arrivare. Che arriverà. Che non può non
arrivare. Ma che non arriverà. Mai….mai.
Non è un fatto tecnico. La crisi. E’ inutile
studiare tecniche di recupero che tagliano l’erba anche dove non andrebbe
tagliata. Sono solo “toppe”
(oltretutto andrebbero fatte meglio) con le quali si tende a circoscrivere la
falla. Che si allarga sempre di più. Inesorabilmente. Comunque la tecnica va
bene nel suo campo. Non nei comportamenti umani. Non si può chiederle più di
quello che può dare. La crisi ha delle causali tipicamente etiche (o per meglio
dire antietiche). Pertanto, per
uscirne, occorre recuperare il senso etico. Gramellini, sulla Stampa
(del 1/5/012)giustamente rivela che i “tagli aiutano a sopravvivere ma per
evolvere servono visioni strategiche”. (e cioè, in modalità criptica, si
mostra d’accordo con quanto sopra esposto). Rivela inoltre che la crisi è in
sostanza “una strettoia della storia”.
Come il nubifragio o la tromba d’aria Che vanno dove capita. Ma non è
così.Dimezzare i costi della politica e
della burocrazia, la “ piùpletorica, corrotta ed inamovibile d’Europa
(sono parole di Gramellini), a parte che risulterebbe missione impossibile e
senza esito alcuno non risolverebbe il problema di fondo che consiste
essenzialmente nel recuperodel senso
etico, dello spirito di solidarietà e di razionalità sociale (anche per quanto
riguarda i provvedimenti legislativi). Quante pagine gloriose(e vittoriose) del Risorgimento e della Resistenza
sarebbero state scritte se non fosse stato, all’epoca, immanente un modus
vivendi caratterizzato dalla dimensione etica ? Senzaquale non si risolverà proprio un bel nulla.
Sarebbe come continuare a riversare acqua in un radiatore forato che ne
richiederà sempre più. Senza fine…. …