sabato 29 settembre 2012

VISIONARIA DIAFANICITA'




 Visionaria Diafanicità (F.GUARDI 1712-1793)

Ne dà notizia “La Repubblica” del 29/9/2012. In occasione del terzo centenario della nascita di F.GUARDI, il museo Correr di Venezia dedica una imponente mostra retrospettiva delle sue opere. E’ conosciuto come un vedutista. Poiché preferiva interagire nella  infinita immensità degli spazi liberi  dei cieli e dei paesaggi. Ed in effetti quella dei suoi cieli  limpidi e diafani (che non ha l’eguali), unitamente al contrappunto dei variegati edifici residenziali, costituisce la parte più – visivamente – preziosa del suo logo artistico.

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venerdì 28 settembre 2012

VUOTI A PERDERE


 VUOTI A PERDERE

E’ la quiete che precede la tempesta. (e poi lo sfacelo). Quella dell’arte raffigurativa italiana degli anni 20/30. Con la (simpaticissima) “Donna al caffè” di Antonio Donghi. E la “Ragazza in bianco” di Gigi Chessa. Sono ambedue in attesa. Ma sembrano vuote. Dentro. Senza pulsioni. Senza una finalità. Sono semplicemente in attesa. Ma la loro sembra essere un’attesa senza scopo. E’ la stessa attesa con il suo vuoto di idealità concrete che permea la società italiana anni 20 e 30. Ma è una vuotezza che è stata colmata dal sopraggiungere della muscolarità in maschera del successivo ventennio.  Cioè con il successivo sfacelo. Ed anche in questo caso l’arte (figurativa) ha, per così dire, dato corpo alle ombre. Offrendo un contenuto visivamente raffigurativo alle esigenze di “ordine e progresso  che sembrano essere preminenti nella società italiana degli anni 20. Cercando   giustificare “il dopo” con quello che sembrava esserci “prima”. Con il “prima rappresentato da quegli edifici già in dissolvimento anteriormente alla loro definitiva demolizione (cfr il dipinto di Mario Sironidemolizione dei borghi”)  ed aforisticamente rappresentativi dello stato della società italiana degli anni 20. Con il successivo sopraggiungere  dell’” ordine ricostituito”, rappresentato  da altre opere di M.Sironi (tra le quali “l’industria”,” Periferie” e quant’altro). Nonché da altre opere anch’esse raffiguranti la muscolarità della “italica gens” e cioè raffigurative di una “razza forte”, una “super razza”. Che forse sono uno strizzare l’occhio a quello che sopraggiungerà in seguito. (La difesa della razza ?).

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giovedì 27 settembre 2012

BLUE HORSE (Infinity Space)

BLUE HORSE (Infinity Space)
 Era stata una esperta cavallerizza. Aveva sempre avuto un rapporto di particolare empatia con i cavalli. Una volta, agli inizi, durante un corso di istruzione alla scuola di equitazione e dovendo superare un percorso piuttosto difficoltoso (si trattava di percorrere a cavallo, zigzagando un alto argine erboso di un fiume del Veneto), si raccomandò al cavallo: “Pensaci tu, Cerciello (era il nome del cavallo), io non so da che parte cominciare !” Si disse mentalmente, rivolta al cavallo. Che sembrò averla compresa, poiché effettuò il percorso in maniera eccellente.  Adesso era l’ombra di se stessa. Nel fondo del letto di un’ospizio. Incapace di muoversi. Costretta ad una quasi totale immobilità. Ma qualcuno venne ad aiutarla. Di notte. Forse in sogno. Era un cavallo blu. Il suo colore preferito. Si disse (tra se e se, rivolta al cavallo):” Aiutami tu, Cerciello ! Non ce la faccio più ! “ Il cavallo, anche questa volta sembrò comprenderla. Ed ambedue si allontanarono nella dimensione senza limiti dell”Eternity Space”. La mattina successiva, la trovarono stesa in terra, vicino al letto. Era senza vita. L’inserviente, rivolta alle colleghe, osservò, con apparente indifferenza : “Evidentemente ha tentato di scendere dal letto. E non c’è riuscita”. Invece c’era riuscita. Con l’aiuto del cavallo blu. Il suo preferito. L’unico amico rimastogli.
(La storia, per quanto riguarda l’episodio dell’argine, è del tutto vera )
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mercoledì 26 settembre 2012

LA COPPIA (Esperienze matrimoniali)












LA COPPIA (esperienze matrimoniali)

 Etrarono in un locale. La porta si richiuse alle loro spalle. Tentarono di riaprirla. Non ci riuscirono. “Siamo rimasti chiusi dentro “ disse l’uomo. “Io no” disse la ragazza, con un sorriso. Passò attraversando la parete e scomparve.

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RISO, SORRISO e..qualcos'altro (La Gioconda)



Riso, sorriso e qualcos’altro (La Gioconda)

La Gioconda.  Tutti la ritengono, indiscutibilmente, un’opera d’arte. Destinata a sfidare l’eternità. Ma nessuno dice il perché. Affascina l’enigma del suo “sorriso”. A chi sorride ? E perché ?. Secondo l’articolista de “La Stampa” del 26 u.s. quello de “La Gioconda” è un sorriso. Da non confondere con il “riso”. Quest’ultimo potrebbe essere anche la classica “risata” conseguente ad una barzelletta sboccata o ad una situazione troppo comica con conseguenze anacronistiche che irresistibilmente la provoca (la risata). Il sorriso è qualcosa di più tranquillo, riservato, quasi sempre indirizzato a qualcuno o qualcuna cui manifestare la propria affettuosa benevolenza. Ma c’è anche dell’altro, oltre al riso ed al sorriso. Che è l’atteggiamento generico di apertura verso il prossimo, di umana e civile disponibilità, di cui dovrebbe essere partecipe chiunque viva in una collettività civilizzata. E’ un’atteggiamento che si esprime mediante una, a volte inconsapevole, serena ed amichevole espressione del volto che, empaticamente, dovrebbe suscitare un’analogo atteggiamento di umana simpatia e disponibilità da parte di altri. E’ solo una sfumatura, diversa dal sorriso, ma fa la differenza. Poiché, quando tale dimensione risulta diffusa tra la collettività, può caratterizzare la effettiva civiltà di un’epoca. Ed è questo il caso de “la Gioconda”, eseguita in un’epoca nella quale tale dimensione non era tenuta in gran conto. Poiché, in tale periodo (come altri dipinti ce lo mostrano) risultava prevalente la fisicità arrogante dei privilegiati e la degradata materialità degli oppressi. Con “La Gioconda” Leonardo invia un messaggio nel quale suggerisce un comportamento di disponibilità e di apertura verso gli altri componenti la collettività, messaggio che ha consentito, anch’esso, all’opera di Leonardo di sfidare i secoli (indipendentemente da ogni considerazione sulla sua effettiva valenza artistica) e di essere immortale. Cioè valido in ogni luogo ed in ogni tempo. Ed anche nel nostro.

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martedì 25 settembre 2012

PERPLESSITA' ESTEMPORANEE

PERPLESSITA’  (estemporanee)  
Dalle pagine de “La Stampa” ci si scandalizza per l’esibizione in bikini della Minetti. L’Articolista, che  sostiene di parlare a nome “delle migliaia di cittadini che hanno espresso pubblicamente il loro sdegno” e che, sembra, abbiano intasato, per pura curiosità, i siti che riproducono tale performance, propone che venga arginata tale “pericolosa deriva” per evitare che venga gettato “ fango" sull’istituzione prestigiosa di cui fa parte (la Minetti) costituente (l’istituzione) uno dei “capisaldi democratici di questo paese” di cui, lo stesso Articolista segnala “la sobrietà delle amicizie e delle camicie” della Suprema Carica  (ma che c’entra ?).
Poiché la Minetti è indiscutibilmente una bella donna (a parte le preferenze politiche di ciascuno che, ovviamente, non potrebbero inficiare in alcun modo tale valutazione) non si scorgono in alcun modo le ragioni di un tale scandalizzarsi, allorchè l’immediata attualità ne offrirebbe ben altre, assai più valide, per farlo.
Comunque dato che l’avvenenza è un attributo positivo che può senz’altro facilitare la vita e generare anche agevolazioni di carattere economico ed altresì quale mezzo per far cessare od almeno attenuare la scandalosità di tali performances si potrebbe disporre l’adozione di un ticket regionale (da non utilizzare per finanziare i festini di qualsivoglia specie)  da far pagare a chi (donna o uomo) abbia tale attributo (l’avvenenza) facente parte, anch’esso del patrimonio personale, alla pari o quasi, dei beni gravati dall’Imu. Si tratterebbe, nell’ipotesi del ticket, di una tassazione non aliena da un contenuto di (equità) fiscale.
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lunedì 24 settembre 2012

MALATO IMMAGINARIO (malattia del sonno)


MALATO IMMAGINARIO (Malattia del sonno)  

Forse il personaggio del sogno non esiste, indipendentemente da colui che lo sogna. Ed il sogno è forse, per colui che sogna, il desiderio di essere diverso. Da quello che è.  E cioè colui che viene sognato, è l’alter ego di colui che sogna. E cioè dell’ l’ideatore di situazioni delle cui conseguenze non desidera, inconsciamente, essere responsabile. Volendo  solo attingerne gli aspetti più godibili e desiderabili. E tentando di evitare che il sogno abbia termine, per effetto del rumore di una porta che sbatte, del trillo di una sveglia, di un veicolo in transito. Ogni rumore può risvegliare il creatore del sogno, cioè il sognatore e determinare la fine del sogno.. E con essa far cessare l’esistenza anche dell’illusorio protagonista del sogno, dell’alter ego di colui che sogna. Ma un giorno questa angosciosa situazione cesserà. Quando colui che sogna si renderà conto che quando sogna egli sogna di sognare. E che c’è anche un’età del sogno, un’epoca del sogno, travalicata la quale non si sogna più. Ed il sogno allora scomparirà per sempre, assieme al suo illusorio protagonista, cioè all’alter ego del sognatore. Ed anche quest’ultimo forse farà la stessa fine. Poiché non è possibile sopravvivere senza avere sogni. Quando questi scompaiono rimane solo l’angosciosa realtà di un faticoso dormiveglia.

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domenica 23 settembre 2012

DI SOLA ANDATA


DI SOLA ANDATA…  

Qualcuno bussò, alla porta di casa. Andò ad aprire. “Tonio !” esclamò, appena lo vide. Era pallido. Molto magro. Indossava un pastrano militare. Con i gradi di sottotenente di cavalleria. Lo abbracciò.” Perché non mi hai avvertito che eri tornato ! “.l Non rispose. “Entra !” gli disse. “Siediti ! Non stare in piedi !”. Si sedette, guardandosi intorno, come per ritrovare con lo sguardo tutto ciò che ricordava trovarsi nella stanza quando era partito. “Caro” gli disse la madre “toglitì il pastrano !. Così coperto sentirai troppo caldo !”. “No” rispose lui. “Sto bene così”. “ Mi trattengo pochissimo” aggiunse. “Non voglio farla aspettare”. Infatti nel giardinetto limitrofo alla casa era in attesa una donna. Bionda. Biondissima.   Falla entrare” gli disse la madre. ” Fammela conoscere !” “No” disse lui “non entrerebbe”. Si alzò. Abbracciò la madre. “Adesso devo andare” aggiunse. “Allora ci vediamo tra poco ?”. Non rispose. Lo accompagnò alla porta. Lo vide allontanarsi assieme alla donna. Non tornò più. Andandosene pensò, tra se e se : “Chissà cosa avrà capito !”.
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sabato 22 settembre 2012

GIRAFFE D'ALTRA SPECIE (in libertà ?)

 
 
 
 GIRAFFE D’ALTRA SPECIE (in libertà ?)

E’ un’articolista (della Stampa del 22/9/12) che ne dà la notizia. Una giraffa, fuggita dal circo Orfei, dopo aver girovagato, impaurita, per le strade di Imola, è stata catturata ancora viva, dopo essere stata abbattuta da una fucilata di narcotico. Ma, subito dopo (così si dice) il suo cuore ha cessato di battere. Per lo stress della fuga. Non per le dosi del sonnifero. (Così si dice, ufficialmente). Ma l’articolista, sulla vicenda, ci fa un apologo. Commuovendosi “ non solo per lei  ma anche “per tutti noi”. Che “pascolavamo sereni –così dice – nella savana dello Stato Sociale “. E siamo riusciti a scappare fino a quando qualcuno, definito tecnico, ci ha sparato un narcotico (ovviamente per il nostro bene). Ed adesso siamo “liberi ma depressi”. Fin qui l’apologo giornalistico. Che trascura di considerare che la giraffa ha cessato di vivere perché la cura del sonnifero avrebbe potuto essere eccessiva. E’ un’ipotesi ufficialmente smentita. Ma non è detto e non è un’ipotesi razionalmente escludibile a priori  che la cura del sonnifero sia stata troppo forte. Come quella che è stata imposta, tecnicamente, a noi tutti. Giraffe d’altra specie.

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venerdì 21 settembre 2012

CAVALLI A PARTE (Guttuso 1941)
















 CAVALLI A PARTE (R.Guttuso)

L’arte è (spesso) anticipatrice di quello che avverrà (in seguito).

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giovedì 20 settembre 2012

BAMBOCCIONI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI !


BAMBOCCIONI DI TUTTO IL MONDO,UNITEVI ! Un  Giornalista/scrittore fustiga i costumi dei giovani che rimangono, fino a tarda età,  a casa dei genitori. E ne sembra scandalizzato. (cfr. Corriere della sera, del 20/9/12), più di quanto la notizia meriti. Dimentico che forse altri andrebbero per così dire, fustigati. Non solo i privilegiati. Ma tutti coloro che li hanno resi tali.  E dimentico altresì, l’anzidetto scrittore giornalista, che il rimanere a casa dei genitori non era la massima aspirazione dei  cd bamboccioni. Ma è stata determinata da uno stato di necessità. Essendo, l’alternativa, quella di andare a dormire sotto i ponti. C’è qualcuno che comunque fortunatamente pensa a loro. Ai bamboccioni. Fin dalla nascita.  Infatti un negozio del centro di Roma ha collocato in vetrina un bavaglino. Con questo artistico testo (ricamato). “Me devo magnà tutta la pensione de nonno”. Evviva ! Con questi precedenti la fuoriuscita dalla crisi in tempi non lontani, anzi non lontanissimi può dirsi assicurato. Basta pazientare ancora….qualche anno..(che fretta c’è ?)
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QUALCOSA E' RIMASTO (DELL'IMPERO)




QUALCOSA E’ RIMASTO  (DELL’IMPERO)

Ed è ridiventato visibile. Sono i festini della Romanità. E’ proprio vero, come ritenuto da Einstein  che il passato, presente, futuro sono frammisti. Anzi sono la stessa cosa. Un’unica dimensione. Se il fenomeno dovesse avere una qualche (modificata) prosecuzione, tra non molto,  ovviamente mutatis mutandis, potrebbero rendersi visibili anche i protagonisti della storiella visionaria di George Loring Frost (scrittore inglese, romanziere) nel racconto “Il credente” , ove si narra di due sconosciuti che casualmente si incontrano –nottetempo – nei corridoi di un museo etnografico. Uno di questi osserva, rivolto all’altro: “Questo luogo è piuttosto sinistro. Non mi meraviglierei se incontrassimo qualche fantasma. Del passato. Lei crede ai fantasmi ?”. “Io no” risponde l’altro. Scomparendo.

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mercoledì 19 settembre 2012

Storiella quasi fantastica


Storiella quasi fantastica

Dopo parecchi anni che era in attesa  di entrare, l’uomo, allorchè sentì che la vita stava per abbandonarlo, si fece coraggio e  decise di chiedere al custode come mai, in tutti gli anni trascorsi in attesa di accedervi, nessun altro  avesse richiesto di entrarvi. Con garbo il custode gli rispose: “Nessun altro poteva entrarvi perché questo ingresso era destinato solamente a te. Infatti a nessuno si può negare giustizia. E quindi ognuno ha la sua porta. Di accesso. Tutti ne hanno una. Anche tu l’hai avuta”.
Il senso di questa vicenda (che riguarda l’epoca di
Kafka ed è tratta  da uno dei suoi racconti) potrebbe non essere quello che appare a prima vista. Poiché se così non fosse, il racconto non avrebbe alcun senso, logicamente accettabile, e risulterebbe piuttosto deludente. (Intelligenti pauca)

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domenica 16 settembre 2012

La Corteccia dell'Albero


LA CORTECCIA DELL’ALBERO

Questa grande emancipazione dell’umanità dalle guerre e dalle stragi non v’è stata. Continuano anche le lotte tra Stati. Apparentemente pacifiche. Anche tra quelli amici. Ad es. per accaparrarsi le fonti energetiche a danno di altri paesi, nominalmente alleati ed amici. Ma come si sa il business è il business. Con il rischio di veder deflagrare come una polveriera un’intero continente. In alcuni dipinti (ad es. nella “Crocifissione” di Girolamo di Romano, detto il Romanino – Brescia 1484-1566)  quasi si sente il tanfo di questa umanità di nobili e popolani intenti alle loro “umane” attività, di vario genere. Indifferenti alla tragedia che gli si compie accanto. Sui crocefissi. Ed il tanfo sale e non riguarda solo gli apparati olfattivi ma qualcos’altro….perchè penetra dentro.
Il quadro di
Moretto da Brescia (del 1550) “Ecce Homo” che accompagna il post è quello che vede un martire, un Cristo che (per la prima volta ed al di fuori dei canoni strettamente catechistici) si trova nella dimensione, tipicamente umana, dello scoraggiamento. Poiché si è accorto che tutto è stato inutile. La Sua discesa in terra, il Suo sacrificio.. Tutto inutile. Poiché tutto continua come prima. Continuano le crudeltà, le stragi, le lotte di religione, le pulizie etniche. Nulla è cambiato e nulla cambierà. In questo caso (nell’”Ecce Homo”) l’Artista è riuscito ad entrare nell’animo, nello spirito del Dio sceso in terra ed afferrarne, pittoricamente, lo scoraggiamento. Non è poca cosa. Poiché è la prima volta che ciò avviene. Tenuto presente che lo scoraggiamento è per l’uomo ciò che è l'aver tolto la corteccia dall’albero, in quanto privato della corteccia, l’albero muore.

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sabato 15 settembre 2012

HOMO RIDENS (Maskenball)




HOMO RIDENS (Maskenball)

Commoventi o quasi le declamazioni di tutti coloro che, legittimati ad informare la pubblica opinione, ne indirizzano le scelte nella direzione giusta. Esprimono sorpresa e scandalizzata meraviglia per ciò che sta accadendo nella dimensione delle illecite locupletazioni. Come se si trattasse  di eventi occasionali, lamentando che i cittadini, involontariamente ed obbligatoriamente finanziatori anche di tali oneri si accontenterebbero “di smussare la punta dell’iceberg  rappresentata dai privilegi dei mille parlamentari” , trascurando…tutto il resto. ( L’inciso che precede non è di BW ma è stato estrapolato da uno dei tanti quotidiani che si sono occupati dell’argomento). E’ evidentemente un obiettivo minimale che ricorda quello di un protagonista di “aspettando Godot che, nello sfacelo che lo circonda, ritiene potrebbe avere qualche attimo di requie se riuscisse a togliersi una scarpa che gli va stretta.
E raggiungiamo, eufemisticamente,
Arlecchino, letterariamente definito servo di due padroni. Ma che in realtà non serve nessuno. Ed incisivamente deride  e rende ridicoli tutti. In primis i suoi padroni. E’ in realtà indipendente. Vive di quel poco che gli danno e se lo fa bastare. Ha compreso che il mondo è una pagliacciata. E’ un buffone. Come tanti altri. L’essere buffoni è al tempo stesso una filosofia di vita ed, al tempo stesso, un’attività professionale. In effetti il mestiere di buffone come quella dell’intellettuale consiste nel demistificare ovverosia  nel dire la verità (Tale valutazione è di Jan Kott ed è contenuta nella sua opera: Shakespeare, nostro contemporaneo, p.124, rigo 2,3).).Torniamo a Becket. Che nel finale di partita fa sollevare a Clov il coperchio del bidone nel quale si trova Nag. Osserva: “Piange”. E Hamm gli risponde:” Dunque è vivo”. “Noi siamo venuti quaggiù piangendo” Fa dire Beckett ad uno dei suoi protagonisti. “Appena nati, noi piangiamo per essere venuti in questo grande teatro di pazzi…Ma a volte questo teatro è…il mondo”. Ed allora ? Non rimane che piangere ? Ma no. Non occorre prendere tutto alla lettera. E’ meglio ridere.

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venerdì 14 settembre 2012

Giorno verrà ? (Coriolano, Shakespeare)


Si ha quello che si vuole

Il Coriolano di Shakespeare potrebbe forse dare una mano alla soluzione del quesito posto da un Giornalista di un importante quotidiano che confida che giorno verrà in cui gli elettori salteranno il fossato, passando da destra a sinistra e viceversa. Contrariamente a ciò che avviene nel gioco del calcio, ove ciascuno si ritiene legato, praticamente a vita alla stessa squadra (di calcio).
Il Coriolano, dunque. E’ un dramma che non ha avuto alcun successo. Poiché il suo eroe era un’eroe negativo. Non per la sostanza (aveva salvato la città eterna. Per ben due volte. Disinteressatamente, a rischio della propria vita) Ma poiché aveva un difetto di comunicatività. Con la gente comune. Era incapace di ingraziarsela ed accattivarsene la benevolenza. E quindi il consenso. Non gli piacevano i compromessi. E non ne faceva mistero. (Il suo grande errore era quello di dire pane al pane e vino al vino. Difettava di diplomazia).  Era un uomo di poche parole,non avvezzo alle circonlocuzioni verbali della giovane democrazia romana. In sostanza al quesito posto dall’innominato giornalista dell’importante quotidiano se mai arriverà il giorno in cui in Italia le elezioni non saranno più un derby né un’ordalia,( come avviene attualmente per il gioco del calcio), ma sarà una scelta consapevole fra due modi diversi di fare le stesse cose, si potrebbe anche essere tacciati di cinismo se la risposta fosse che questo “sarebbe troppo bello per essere vero” e che d’altra parte ed in un certo senso “ciascuno ha quello che vuole”. E forse, forse, forse….è giusto sia così.
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mercoledì 12 settembre 2012

LA PASTA CON LE SARDE A MARE


LA PASTA CON

LE SARDE A MARE

 (Falli d’autore)

La pasta con le sarde a mare sembra sia una specialità deliziosa della gastronomia siciliana. Ma contiene tutto. Tranne le sarde. Che, incolumi, se ne stanno “a mare”. Ciò mi ha fatto riflettere sull’arte figurativa (moderna). E se sia vero, come assicurano alcuni critici d’arte non allineati (al consumismo dilagante) che la valenza artistica di molte opere d’arte (moderne)  riposi non già sull’arte in se (che risulterebbe assente o quasi in tali opere) ma dai “mezzi promozionali” dispiegati dai vari galleristi e rivenditori  nonchè dalla notorietà di quest’ultimi.
E’ attualmente in corso una mostra alla Tate Britain di Londra. Ove, tra gli altri, viene esposto “Isabella”. Un quadro che risale al 1849, allorchè il suo autore, John Everett  Millais (attualmente ritenuto un genio) aveva appena 19 anni. Alcuni critici hanno rilevato l’esistenza di un’ombra a forma di fallo che si troverebbe sulla calza di uno dei commensali (in primo piano a sinistra) e perfino alcune macchie di sperma sulla tovaglia. Dall’immagine che accompagna il post non è visibile tutto ciò. Comunque si prevede che i visitatori (della mostra e del quadro) saranno numerosi. Infatti non capita tutti i giorni di vedere un’arte così impegnata.

Bluewind

 

 

domenica 9 settembre 2012

Abissi latenti (dell'immaginazione) (il replicante)


IL REGNO DI VENERE  (Blade Runner)

Anche Tannhauser ebbe a bussare a quelle massicce porte di bronzo. Ove Venere aveva stabilito la propria dimora. In uno degli abissi dei Monti Sibillini. Era un luogo di inimmaginabili delizie, il regno della lussuria, della eterna bellezza, dell’amore più intenso. Ove non era facile entrare ed ancora più difficile uscire. Il luogo, denominato Il regno di Venere, costituiva l’estremo rifugio di ninfe, fate e poetesse e dei numi pagani, che il cristianesimo aveva condannato all’esilio perpetuo, in quanto – a suo dire – larve del passato. Era questo il luogo ove si prendevano fondamentali decisioni. Riguardanti l’umanità intera. Decisioni che venivano rese vincolanti, all’esterno, da maghi e replicanti alla Blade runner, muniti allo scopo di ogni adeguato potere..  Vi si trattenne per circa un anno, poi ebbe ad accorgersi che la bellezza e le inimmaginabili delizie non sono tutto nella vita. Possono anche stancare. E se ne andò. Ma riuscì ad andarsene poiché era un eroe. Altri non ci riuscirono.. Nel film “Blade runner” viene narrata una vicenda che riguarda una collettività troppo civilizzata, che ha reso il proprio pianeta un’inferno. E conseguentemente è stato costretta a trasferirsi in altri pianeti. Facendo lavorare, nel pianeta terra, degli esseri artificiali, dalla vita brevissima e privi di sentimento. Il film è di fantascienza e non dispiace che con tale film (tratto dal romanzo “Il cacciatore di androidi” di Philip K. Dick) la fantascienza abbia teso la sua mano a quello che si considera il mito, la leggenda. All’inizio il film non ha avuto alcun successo. Attualmente è divenuto una specie di cult. Assieme ad alcune frasi, emblematiche, che vi vengono pronunziate. Tra cui: quelle del monologo di  Roy BattyIo ho visto cose che voi umani non potreste immaginare….  ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia”.  

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Dove sta il Problema ?





DOVE STA IL PROBLEMA ?  

( Nefertiti. Leggende afrodisiache)

Un egittologo torinese (Paolo Maria Barbarasa), con impiego a tempo determinato nel Museo egizio di Torino,  ebbe a scoprire, tra le carte polverose del museo, dodici ricette su papiro  (piuttosto afrodisiache) della regina Nefertiti. Per evitare di essere defraudato della paternità della scoperta, da parte di suoi colleghi carrieristi, si portò questi papiri in casa, anche per studiarli meglio. Ma, poiché nessuno era senza difetto, anche il prof. Barbarasa ne aveva uno. Che era quello di individuare, in quasi tutte le donne che aveva la ventura di incontrare, una qualche particolarità che, in qualche modo, la associasse alla regina Nefertiti,( della quale era da tempo un fervente ammiratore) con tutto quello che, intuitivamente, segue. Ma, Angelica, la moglie, al tempo stesso ricca, ambiziosa e bruttina, decise di punirlo, inviando un papiro (in verità il meno afrodisiaco, con un biglietto di ) ad una delle donne più apprezzate dal  buon Barbarasa Con l’esito che si può immaginare. E fin qui la storia (narrata da Bruno Gambarotta nel Suo romanzo “Le ricette di Nefertiti”). Verità o leggenda ? Ma il quesito è fuori luogo. Poiché le nostre verità sono quelle che ci vengono narrate (e non ci constano personalmente). E che riteniamo valide a seconda di come ci vengano narrate ed a seconda delle mode del momento. Pertanto tutto o quasi tutto può essere verità, non verità, quasi verità o anche leggenda. Ed allora ? Dove sta il problema ?

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sabato 8 settembre 2012

COMA FARMACOLOGICO



 SI DICE CHE ABBIAMO EVITATO IL TRACOLLO



Ma stanno pagando coloro che non dovevano pagare (poiché non sono responsabili di questo tracollo).  Si apprende inoltre (da “ La Stampa” ) che spunterebbe all’orizzonte  il piano B.  Ma quale….. dei due ?
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venerdì 7 settembre 2012

LA CURA DEL SOGNO


LA CURA DEL SOGNO
(Che far più si potea ?
SOGNAR !
Rispose seduta l'assemblea)



Le cose, evidentemente, non vanno bene (affatto). Anche se qualcuno ci consiglia il rimedio, per noi tutti, di sognare. Così ha suggerito qualcuno (che forse non se la deve passare troppo male) in una intervista a margine di un importante premio letterario. Ovviamente tale rimedio sarebbe l'alternativa a catastrofiche e personalistiche ipotizzazioni sul futuro prossimo venturo. (Chissà cosa ne penserebbero, al riguardo, gli operai che attualmente passano le notti accampati sulle torri, per tentare la difesa del posto di lavoro !). Comunque, quella dell'intervistato sarebbe un'indicazione quasi giusta. (Per chi, ovviamente, non ha nulla da temere). A patto che, addormentatosi prima, chi intenda sognare non precipiti negli abissi di Amleto ( dormire...forse sognare..) che allora sarebbero ugualmente....guai seri.

Bluewind

giovedì 6 settembre 2012

UNA ESTATE AL MARE (raccolta indifferenziata)


UNA ESTATE AL MARE (raccolta indifferenziata)


Ciò che si è appreso questa estate (come si legge oggi su un quotidiano indipendente) è desumibile dal seguente episodio. Rivelatore dello spiccato anticonformismo dei giovani, del loro spontaneo e consapevole ecologismo di gruppo al quale fa da sgradevole contrappunto la ben scarsa sensibilità di un cinquantenne ben portante ( non è questa un'attenuante) e non ancora pensionato (forse questa sarebbe stata un'aggravante). Spiaggia rigorosamente libera . Di una mattinata d'estate. Il cinquantenne ben portante inveisce contro alcuni giovani rei, a suo dire,di aver imbrattato la spiaggia con i residui e le bottiglie vuote del loro pasto. Che vengono raccolti dal Giornalista e dalla Sua Compagna, che provvedono a riempirci alcuni “sacconi” di plastica. Anche i giovani, scossi alquanto dall'esempio, hanno iniziato a partecipare alla raccolta. Sembra un episodio d'altri tempi. Da libro Cuore.

Bluewind