SEMPRE
OMBRE
(il
film “Pietà” di Kim Ki-duk )
Secondo
la Storia straordinaria di Peter Shlemihl .
(di Adalbert Von Chiamisso,
1781-1838) sembra che non si possa sopravvivere senza la propria
ombra. Che, secondo C.S.Jung,
segue ciascuno di noi e ne rappresenta “il
lato oscuro” e, nel
caso non urti “contro le regole della società”, rende possibile
la “civile”
convivenza. A volte tale ombra si modifica. A seconda delle
necessità e delle circostanze. Aderendo di fatto (così almeno
sembra) alla nota legge di Marx,
(per quanto riguarda gli ordinamenti collettivi) sulla ripetizione
degli eventi storici. Che, ogni volta, si ripresentano in modi e
sembianze diverse. E con ombre anch'esse diverse. Ed il capitalismo
ne è di ciò, per così dire, il “gran
maestro”. Modificando
ogni volta la propria ombra (cioè il proprio modo di apparire), ma
non la propria sostanza (cioè il profitto....a
tutti i costi). Una prova di ciò (che potrebbe definirsi luminosa,
se avesse luce) è la vicenda ILVA
(uno dei tanti casi di esemplificazioni possibili). Alla quale, con
il consenso pressocchè generale, si è, a suo tempo, consentito di
imprimere il proprio insalubre marchio su una intera città (e sui
suoi abitanti), avvelenandola. Con il beneplacito trionfalistico dei
molti. Continuandosi, nel contempo, a perpetuare la libresca,
consueta lotta contro il capitalismo vecchia maniera, appartenente ad
uno stadio (di sviluppo ?) ormai superato. Trasformandosi tale lotta
in una sottospecie di lotta contro i mulini a vento di
donchisciottesca memoria.. Di ciò ne sembra consapevole il regista
coreano Kim Ki-duk nel film presentato a Venezia “Pietà”. . Nel
quale riscopre quel capitalismo “vecchia maniera” da noi superato
attualmente ma “vigente”
in Corea, considerato, in Occidente, uno dei paesi “emergenti”.
Ed il manifesto/locandina di tale film (cfr. l'immagine che
accompagna il post) costituisce, per così dire, la parafrasi della
“Pietà”
di Michelangelo.. Con una Madonna stanca (con le sembianze di una
donna del nostro tempo) che tiene sul proprio grembo il proprio
figlio, (anch'esso in abiti attuali), suo carnefice ed impietoso
usuraio. Il manifesto sembra abbia avuto vita breve, poiché non è
più visibile (la motivazione di ciò datane dal regista non appare
convincente). Ed è pertanto evidente che anche questa volta il
capitalismo si è difeso bene. Come avviene...da
sempre.
Bluewind
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