sabato 15 settembre 2012

HOMO RIDENS (Maskenball)




HOMO RIDENS (Maskenball)

Commoventi o quasi le declamazioni di tutti coloro che, legittimati ad informare la pubblica opinione, ne indirizzano le scelte nella direzione giusta. Esprimono sorpresa e scandalizzata meraviglia per ciò che sta accadendo nella dimensione delle illecite locupletazioni. Come se si trattasse  di eventi occasionali, lamentando che i cittadini, involontariamente ed obbligatoriamente finanziatori anche di tali oneri si accontenterebbero “di smussare la punta dell’iceberg  rappresentata dai privilegi dei mille parlamentari” , trascurando…tutto il resto. ( L’inciso che precede non è di BW ma è stato estrapolato da uno dei tanti quotidiani che si sono occupati dell’argomento). E’ evidentemente un obiettivo minimale che ricorda quello di un protagonista di “aspettando Godot che, nello sfacelo che lo circonda, ritiene potrebbe avere qualche attimo di requie se riuscisse a togliersi una scarpa che gli va stretta.
E raggiungiamo, eufemisticamente,
Arlecchino, letterariamente definito servo di due padroni. Ma che in realtà non serve nessuno. Ed incisivamente deride  e rende ridicoli tutti. In primis i suoi padroni. E’ in realtà indipendente. Vive di quel poco che gli danno e se lo fa bastare. Ha compreso che il mondo è una pagliacciata. E’ un buffone. Come tanti altri. L’essere buffoni è al tempo stesso una filosofia di vita ed, al tempo stesso, un’attività professionale. In effetti il mestiere di buffone come quella dell’intellettuale consiste nel demistificare ovverosia  nel dire la verità (Tale valutazione è di Jan Kott ed è contenuta nella sua opera: Shakespeare, nostro contemporaneo, p.124, rigo 2,3).).Torniamo a Becket. Che nel finale di partita fa sollevare a Clov il coperchio del bidone nel quale si trova Nag. Osserva: “Piange”. E Hamm gli risponde:” Dunque è vivo”. “Noi siamo venuti quaggiù piangendo” Fa dire Beckett ad uno dei suoi protagonisti. “Appena nati, noi piangiamo per essere venuti in questo grande teatro di pazzi…Ma a volte questo teatro è…il mondo”. Ed allora ? Non rimane che piangere ? Ma no. Non occorre prendere tutto alla lettera. E’ meglio ridere.

Bluewind

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