HOMO RIDENS (Maskenball)
Commoventi o quasi le declamazioni di tutti coloro che, legittimati ad
informare la pubblica opinione, ne indirizzano le scelte nella direzione
giusta. Esprimono sorpresa e scandalizzata meraviglia per ciò che sta accadendo
nella dimensione delle illecite locupletazioni. Come se si trattasse di eventi occasionali, lamentando che i
cittadini, involontariamente ed obbligatoriamente finanziatori anche di tali oneri si accontenterebbero
“di smussare la punta dell’iceberg rappresentata dai privilegi dei mille
parlamentari” , trascurando…tutto il resto. ( L’inciso
che precede non è di BW ma è stato estrapolato da uno dei tanti quotidiani che
si sono occupati dell’argomento). E’ evidentemente un obiettivo minimale che
ricorda quello di un protagonista di “aspettando Godot” che, nello sfacelo che lo circonda, ritiene potrebbe
avere qualche attimo di requie se riuscisse a togliersi una scarpa che gli va
stretta.
E raggiungiamo, eufemisticamente, Arlecchino, letterariamente definito servo di due padroni. Ma che in realtà non serve nessuno. Ed incisivamente deride e rende ridicoli tutti. In primis i suoi padroni. E’ in realtà indipendente. Vive di quel poco che gli danno e se lo fa bastare. Ha compreso che il mondo è una pagliacciata. E’ un buffone. Come tanti altri. L’essere buffoni è al tempo stesso una filosofia di vita ed, al tempo stesso, un’attività professionale. In effetti il mestiere di buffone come quella dell’intellettuale consiste nel demistificare ovverosia nel dire la verità (Tale valutazione è di Jan Kott ed è contenuta nella sua opera: Shakespeare, nostro contemporaneo, p.124, rigo 2,3).).Torniamo a Becket. Che nel finale di partita fa sollevare a Clov il coperchio del bidone nel quale si trova Nag. Osserva: “Piange”. E Hamm gli risponde:” Dunque è vivo”. “Noi siamo venuti quaggiù piangendo” Fa dire Beckett ad uno dei suoi protagonisti. “Appena nati, noi piangiamo per essere venuti in questo grande teatro di pazzi…Ma a volte questo teatro è…il mondo”. Ed allora ? Non rimane che piangere ? Ma no. Non occorre prendere tutto alla lettera. E’ meglio ridere.
E raggiungiamo, eufemisticamente, Arlecchino, letterariamente definito servo di due padroni. Ma che in realtà non serve nessuno. Ed incisivamente deride e rende ridicoli tutti. In primis i suoi padroni. E’ in realtà indipendente. Vive di quel poco che gli danno e se lo fa bastare. Ha compreso che il mondo è una pagliacciata. E’ un buffone. Come tanti altri. L’essere buffoni è al tempo stesso una filosofia di vita ed, al tempo stesso, un’attività professionale. In effetti il mestiere di buffone come quella dell’intellettuale consiste nel demistificare ovverosia nel dire la verità (Tale valutazione è di Jan Kott ed è contenuta nella sua opera: Shakespeare, nostro contemporaneo, p.124, rigo 2,3).).Torniamo a Becket. Che nel finale di partita fa sollevare a Clov il coperchio del bidone nel quale si trova Nag. Osserva: “Piange”. E Hamm gli risponde:” Dunque è vivo”. “Noi siamo venuti quaggiù piangendo” Fa dire Beckett ad uno dei suoi protagonisti. “Appena nati, noi piangiamo per essere venuti in questo grande teatro di pazzi…Ma a volte questo teatro è…il mondo”. Ed allora ? Non rimane che piangere ? Ma no. Non occorre prendere tutto alla lettera. E’ meglio ridere.
Bluewind
Nessun commento:
Posta un commento