domenica 9 settembre 2012

Abissi latenti (dell'immaginazione) (il replicante)


IL REGNO DI VENERE  (Blade Runner)

Anche Tannhauser ebbe a bussare a quelle massicce porte di bronzo. Ove Venere aveva stabilito la propria dimora. In uno degli abissi dei Monti Sibillini. Era un luogo di inimmaginabili delizie, il regno della lussuria, della eterna bellezza, dell’amore più intenso. Ove non era facile entrare ed ancora più difficile uscire. Il luogo, denominato Il regno di Venere, costituiva l’estremo rifugio di ninfe, fate e poetesse e dei numi pagani, che il cristianesimo aveva condannato all’esilio perpetuo, in quanto – a suo dire – larve del passato. Era questo il luogo ove si prendevano fondamentali decisioni. Riguardanti l’umanità intera. Decisioni che venivano rese vincolanti, all’esterno, da maghi e replicanti alla Blade runner, muniti allo scopo di ogni adeguato potere..  Vi si trattenne per circa un anno, poi ebbe ad accorgersi che la bellezza e le inimmaginabili delizie non sono tutto nella vita. Possono anche stancare. E se ne andò. Ma riuscì ad andarsene poiché era un eroe. Altri non ci riuscirono.. Nel film “Blade runner” viene narrata una vicenda che riguarda una collettività troppo civilizzata, che ha reso il proprio pianeta un’inferno. E conseguentemente è stato costretta a trasferirsi in altri pianeti. Facendo lavorare, nel pianeta terra, degli esseri artificiali, dalla vita brevissima e privi di sentimento. Il film è di fantascienza e non dispiace che con tale film (tratto dal romanzo “Il cacciatore di androidi” di Philip K. Dick) la fantascienza abbia teso la sua mano a quello che si considera il mito, la leggenda. All’inizio il film non ha avuto alcun successo. Attualmente è divenuto una specie di cult. Assieme ad alcune frasi, emblematiche, che vi vengono pronunziate. Tra cui: quelle del monologo di  Roy BattyIo ho visto cose che voi umani non potreste immaginare….  ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia”.  

Bluewind

  

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