lunedì 23 gennaio 2012

Lieto Fine ? (L'ESCLUSA) (Pirandello)

LIETO FINE ? (L’ESCLUSA)  (Pirandello)
Scacciata da casa. Dal coniuge. Per aver letto una lettera di un ammiratore. Disonorata.Il padre ne muore per l’umiliazione subita. Trasferitasi in altra città, non trova lavoro – come insegnante – presso un collegio femminile. Poiché la “pubblica opinione” non lo consente. Incontrato l’ammiratore, autore della lettera, ne viene sedotta (ed abbandonata). Successivamente, e non più senza colpa (secondo l’opinione dell’epoca),  si ricongiunge al consorte, con il quale di lì in seguito (con)vivrà.
C’è, nella vicenda, una qualche analogia con il “Molto rumore  per nulla” di W. Shakespeare. Anch’esso si conclude con un “lieto fine”. Ma è un lieto fine vero.  Non come quello del”L’esclusa”. Nel quale, in ogni situazione,(quasi) nulla è come appare. Infatti non vi è e non vi è mai stato “vero” amore tra i coniugi. Non v’è “vera” colpa. V’è solo un evidente antifemminismo, verso il quale sembra orientata la “pubblica opinione” Grava sulla condizione esistenziale della donna, quasi fosse la portatrice di un peccato originale sin dalla nascita, per il solo fatto di essere donna. E che la segue sempre. Ed ovunque. Non v’è neanche (a differenza del “Molto rumore per nulla”) un “vero” lieto fine.  Anche se sembra in apparenza che lo sia. Ed anche in ciò ( oltre che nell’intera vicenda) si intravede il miglior Pirandello. Quello teatrale. Quello del “nulla è come appare”. E non è il reciproco  amore che fa riunire i due coniugi ma (forse) qualcos’altro. Lo suggerisce la parte finale del romanzo:  Vincendo il ribrezzo che il corpo della moglie pur tanto desiderato gl’incuteva, egli se la strinse forte al petto di nuovo…”.
Westwind 

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