Il piatto piange
(olimpiadi, Federica Pellegrini, Lemeitre)
(olimpiadi, Federica Pellegrini, Lemeitre)
Secondo M. Gramellini (su “La Stampa”
del 25/07/012) immaginare che, durante le Olimpiadi, una ragazza spagnola,
davanti al video, tifi per l’”italiana” Federica Pellegrini e che un
pensionato “tedesco” tifi, a sua
volta, per il centometrista “francese”
Lemeitre, sarebbe un atto considerato, idealmente, di pura follia. Ed anche
quello di aver immaginato il medagliere olimpico, con l’Europa unita contro
America e Cina, (sentendosi la prima
ancora una volta, nel modo giusto,il centro glorioso del mondo) sarebbe anch’esso
un atto di pura follia. Ma così non è (o auguriamoci che non sia). Si potrebbe
altresì immaginare l’effetto che avrebbe sul “ vecchio” continente la condivisione di emozioni così forti. Forse,
osserva M. Gramellini,” anche l’Euro cesserebbe di essere” una
moneta di sembianze svizzere finite, per così dire, per caso nelle nostre
tasche” ed assurgerebbe a simbolo di qualcosa di vivente (ed amichevolmente
partecipativo). Riatterrando nella realtà odierna, dalla sopra descritta realtà
immaginifica, ci sorprenderebbe di assistere agli attuali litigi da condominio
per la difesa delle piccole patrie di iniziale appartenenza (ormai relitti di un passato
remoto e per lo più attualmente ignorato) destinate ad una inesorabile
sconfitta, nelle piste del reale come
nelle borse (finanziarie). Ma l’immagine che Gramellini trae dagli Europei di oggi è perfettamente valida e
reale (non solo immaginifica) E si sente si vede. La indicano le scelte
turistiche degli europei di oggi. Dal loro atteggiamento spesso condizionato da una
illimitata propensione per gli usi, le consuetudini, il modus vivendi dei paesi
europei che stanno frequentando (e dove spesso vi rimangono per il resto della
loro vita). E pertanto anche il contfronto con quello della Europa delle “ufficialità in doppio petto” (Sia ben
chiaro. BW non ha nulla contro i doppi petti. Anche se a volte, anzi molto
spesso, preferisce, per se, un abbigliamento diverso) viene a perdere ogni
sostanziale concretezza. In effetti gli europei ci sono già. L’Europa no. E gli
europei, quelli che ci vivono, ci lavorano e ci soffrono dentro lo sanno già
(da tempo). Che spesso le comunanze, le condivisioni e persino gli affetti si
nutrono anche della compartecipazione solidaristica, convinta, delle risorse
disponibili da parte di tutti, non solo rispetto a ciò che procura gioiosità ma
anche a ciò che potrebbe alleviare le
privazioni. (Così è per le famiglie. Così è. Sicuramente, anche per i popoli).
A volte la “rappresentatività
istituzionale” può giocare dei brutti scherzi. E potrebbe rappresentare ciò
che non esiste (più). Per l’Europa stà avvenendo il contrario di ciò che è
avvenuto nel nostro Paese. Per il quale, in tempi non lontanissimi, si diceva :
“Adesso che abbiamo fatto l’Italia,
dobbiamo fare gli italiani”. In Europa dobbiamo fare l’Europa. Gli europei
ci sono già. (tutti). Occorre affrettarsi. Poiché l’Europa può anche aspettare. Gli Europei no. “il piatto piange”.
Bluewind
"Il piatto piange" dici? E perchè mai dovrebbe chiagnere e (s)uspirà visto che i responsabili siamo solo noi nel permettere che i quattro o cinque burattinai (sparsi) qua e là tirino i fili dell'"amara sorte"?
RispondiEliminaMirka
E' il piatto però che piange. Noi (in pubblico) no. (mai) Ciao. Mimmo
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