mercoledì 27 giugno 2012



NULLA E’ (COME SI DICE CHE SIA)

La parte conclusiva di una partita di scacchi è denominata “Finale di partita”. (Fin de partie, secondo S. Beckett). Allorchè i giocatori dilettanti continuano a giocare, non accorgendosi dell’inevitabile sconfitta. Mentre i giocatori professionisti, di fronte ad una ineccepibile situazione di svantaggio, produttiva della desumibile sconfitta, abbandonano il gioco. Non so come mai, leggendo l’editoriale di Gramellini (sulla Stampa del 27/6) che scende in campo in difesa del marco (pardon, lapsus linguae, volevo dire “ dell’euro”) sostenendo che la lira è “una lira da scordare” (che è anche il titolo dell’editoriale.)  mi è venuta in mente questa particolarità del gioco degli scacchi. Riconosco che, come sostiene Gramellini,  all’epoca della lira, la svalutazione gonfiava gli affari e quindi ne allontanava la recessione. Ma perché, non c’è anche adesso, con l’aumento dei prezzi, la svalutazione ? E non è pagata, oltre che da tutti noi, da intere masse di lavoratori ridotti in miseria perché disoccupati e senza pensione ? E sembra accettabile la consuetudine di avere o di attendere una qualche pagella di benemerenza, da coloro che veramente ed europeisticamente contano, poiché ci si è comportati bene ? Cioè perché si è stati ligi  alle direttive sovranazionali del momento ?. E siamo altrettanto sicuri che non ci sia qualcuno (personaggio o nazione) che, nell’Olimpo europeistico, non possa o non debba considerarsi (tanto per rimanere nell’argomento) uber alles ?

Westwind




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