martedì 6 dicembre 2011

FINO A PROVA CONTRARIA

FINO A PROVA CONTRARIA





Si pagava gli studi lavorando. Svolgendo compiti di manovalanza. E di assistenza agli studenti del Trinity College di Cambridge.  Ai quali puliva le scarpe, metteva in ordine le camerate, rifaceva i letti…e quant’altro. Ma, esauriti i suoi compiti tornava nella sua stanzetta. Ove, mentalmente, navigava beato nello spazio. E questo era il suo svago. Per ore, saltando, a volte, persino i pasti. Per poter continuare a dialogare con i corpi celesti. Nell’immensità dei cieli. Ed in tal modo, con le sue intuizioni spaziali, riuscì ad integrare quelle di Copernico e Galilei. Sul girovagare dei pianeti attorno ad altri pianeti e, tutti insieme, attorno al sole. Il mistero dei loro movimenti era la forza gravitazionale. Quella che fa attrarre il pianeta più leggero a quello più pesante. In meravigliose orbite ellittiche. Per l’eternità. Questa era la spiegazione. L’attrazione. Che la scienza ufficiale dell’epoca rifiutava di ammettere. Ritenendola una caratteristica propria solo degli esseri umani. E non anche dei corpi celesti. Che invece reciprocamente si attraggono. Nello spazio infinito. In moto circolare (ellittico). Che, a differenza di quello rettilineo, all’epoca si considerava il moto perfetto. Eterno. Poiché non giunge mai a destinazione. Non avendone alcuna. Non avendo, il suo modo d’essere, alcun punto di partenza o d’arrivo. Ed essendo altresì soggetto a strane regole. Che appaiono persino in contrasto con quelle dell’ambito terrestre.  ( Cioè nell’ambito di ciò che si tocca. Si sente. E che sembra esistere realmente nel modo e nella forma in cui lo si vede, lo si sente, lo si tocca. Ma che in realtà fa parte di una apparente realtà che esiste solo nella dimensione consentitaci dalle capacità sensoriali poste a nostra disposizione. E che non esclude affatto l’esistenza di ciò che non si vede, non si tocca e non si sente) In realtà ambedue le concezioni teoriche, anche se apparentemente in contrasto reciproco, convivono e fanno parte della fisica della relatività, e cioè risultano inglobate, come dimostrato da Einstein e da altri ancora, in una fisica più ampia, omnicomprensiva. Che abbraccia ambedue le realtà. Quella della terra e quella del cielo. Come, in contrasto con la scienza ufficiale del suo tempo, e con gli scarsi o inesistenti mezzi a sua disposizione, ha intuito il bravo Newton. Non per nulla il grande poeta Alexander P, in un poemetto dedicato a Costui, disse: “God said: let Newton  be and all was light“= Dio disse: che Newton ed allora tutto fu chiaro”. Pirandello avrebbe a sua volta commentato: “Così parla la verità. Così è se vi pare” E la scienza moderna avrebbe aggiunto “Fino a prova del contrario”.

Bluewind 






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3 commenti:

  1. Intervento molto interessante ed impegnativo, foto magistralmente evidenziata.. La lettura del tuo blog mi accompagna e mi coinvolge come sempre.Bis bald. Deine Freundin aus Mailand.

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