martedì 16 ottobre 2012

EUFORIA DEGLI ABISSI (Il complesso di Icaro)



















EUFORIA DEGLI ABISSI

(il complesso di Icaro)

Più in alto ! Più in alto ancora ! Diceva Icaro a se stesso. Ed alla fine cadde. In prossimità di un ruscello. Con delle ninfe vicino che compiangevano la sua sorte. Che invece, per Icaro, era caduto in un luogo fiabesco. Non soffocante come quello terreno. E che, in fondo, era ciò che desiderava.

Forse molti di noi hanno vissuto una analoga dimensione. Non si tratta di un’atto di orgoglio. Di emulazione. Quello di voler salire in alto. Sempre più in alto. Ed oltretutto non sempre si cade. Si può voler violare la profondità degli abissi marini, sprofondarsi negli anfratti inesplorati da millenni, attraversare deserti, ascendere fino alle cime più inviolate…Ma ad un certo punto ed in completa solitudine ci si arresta. Poiché si ha la sensazione di essere arrivati. Al limite tra l’esistenza e l’in. esistenza. Dove si desidera rimanere. Anzi no, di dissolversi. O meglio si desidera essere in vita  ma al tempo stesso di non esserlo. Ma alla fine si ritorna. Poiché qualcosa di terreno che sta dentro di noi ci sospinge a tornare. Ma quel modo d’essere e di non essere entro cui ci siamo ritrovati solo per qualche attimo rimarrà un costante punto di riferimento in quel che resta del nostro tempo. Perché ci ha reso diversi. Splendidamente diversi. Da noi stessi. E forse, illusoriamente, da tutti gli altri.
Su “Repubblica” del 16/10 us, a proposito del lancio (da 30.045 mt. Di altitudine e della discesa, in caduta libera, a 1.171 Km orari di un campionissimo di questa specialità) l’articolista espone che superare il limite, come in questo caso è avvenuto, significa una cosa sola: aria (quando c’è) e libertà. Potrebbe essere anche così.
Ma non è solo questo. Non è solo questo.

 BlueWind



 


 

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