LABIRINTO
In un luogo di pura fantasia si attendeva da
un giorno all’altro (l’attesa durava ormai da qualche anno) la liberazione da
un tiranno, che non si era reso fisicamente visibile ma che spadroneggiava su
tutti i suoi sudditi facendo, sostanzialmente, quello che voleva. Ed era
riuscito, per così dire, ad ingabbiare, con belle parole e frasi ad effetto, un
essere denominato Minotauro,
adulandolo per la sua grande intelligenza ed incaricandolo di edificare una
struttura, senza porte, dalla quale fosse facilissimo entrare e difficilissimo
uscire. Minotauro edificò il
manufatto, coprendone i muri interni, per abbellirlo, con superfici a specchio.
Ma quando tentò di uscirne, non vi riuscì. Si guardò negli specchi e vide un’
immagine che era la sua. Solo che non ci si riconobbe, poiché non si era mai
visto prima, e pensò si trattasse di un altro essere a lui ostile e che fosse colui
che gli impediva di uscire. Ed allora fece a pezzi tutti gli specchi, ma le
immagini si moltiplicarono. Ad ogni frammento di specchio compariva un altro Minotauro. Il tiranno aveva
evidentemente vinto. Ponendo tutti contro tutti e facendo edificare, in
seguito, un labirinto per ciascuno dei
suoi sudditi. Dal quale nessuno fu in grado di uscire. Ritenendo di non
combattere contro la propria immagine.
Cioè contro se stessi.
Westwind
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