ASTRATTE MERAVIGLIE
Incredibilmente tutto ha avuto inizio presso
la facoltà di filosofia del diritto dell’Università
di Mosca. (Allorchè Kandinsky aveva posto a confronto, in
una sua ricerca, le pecularietà del diritto antico romano rispetto al diritto
russo). In tale occasione, forse anche sotto l’influenza delle moderne teorie scientifiche,
si era reso conto che, effettivamente, tutto ciò che
conta si nasconde, quasi sotto traccia, nella
realtà visibile ed, a prima vista, non si vede.
E ciò risulta applicabile anche all’arte, nel suo complesso, ed all’arte “raffigurativa” in particolare, ove le
forme della fisicità devono considerarsi solo il contenitore strumentale non
coessenziale a ciò che l’opera d’arte intende comunicare al suo osservatore.
Analogamente a ciò che avviene per la musica. Nella quale lo “spartito” e solo lo strumento e non già
il risultato artistico del brano musicale che viene eseguito. Risultato
artistico che non è altro che la
risonanza interiore ed emotiva che esso determina nell’ascoltatore. Di qui,
conseguentemente, nasce, nell’arte figurativa, l’astrazione. Cioè il tentativo di evidenziare, non già attraverso l’utilizzazione
delle forme della fisicità immediatamente percepibile, il contenuto essenziale dell’opera artistica.
Cioè l’effetto che si vuole provocare nella interiorità dell’osservatore, senza
intermediazioni strumentali.
Sembrerebbe che Kandinsky, a giudicare dal
successo ottenuto, sia riuscito, nelle sue opere, a realizzare tale intento.
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